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CTU: formazione obbligatoria in arrivo per geometri, architetti e ingegneri

In Senato il ddl che punta a figure più qualificate. Il Cnappc chiede compensi equi e pagamenti puntuali

Diventare Consulente Tecnico d’Ufficio (CTU) potrebbe presto non essere più questione di semplice iscrizione a un albo. Un disegno di legge, attualmente all’esame della Commissione Giustizia del Senato, introduce l’obbligatorietà di un percorso formativo strutturato per i professionisti interessati a ricoprire questo ruolo cruciale nei procedimenti giudiziari.

Il nuovo percorso formativo per i CTU
Il disegno di legge – depositato due anni fa e ora oggetto di audizioni in Commissione – prevede l’istituzione di un corso teorico-pratico della durata di 12 mesi e almeno 200 ore complessive, destinato a geometri, architetti e ingegneri con almeno tre anni di anzianità nell’albo professionale. Il superamento di un esame orale sarà condizione indispensabile per l’iscrizione all’albo dei CTU.
I corsi, a numero chiuso e con cadenza semestrale, saranno organizzati presso ciascun tribunale. Una volta iscritti, i CTU dovranno inoltre sottoporsi a un aggiornamento professionale obbligatorio ogni tre anni.

Perché riformare l’accesso alla professione
Il ruolo del CTU, nominato dal giudice per fornire consulenze tecniche nei procedimenti civili e penali, è di fondamentale importanza per l’accertamento dei fatti e la formulazione di sentenze basate su solide valutazioni. Tuttavia, l’attuale modalità di accesso – basata sulla semplice presentazione di una domanda corredata da documentazione – non prevede alcuna verifica oggettiva delle competenze effettive, rischiando di compromettere la qualità degli incarichi affidati.
Il ddl intende quindi rafforzare la selezione dei CTU, migliorandone la preparazione e la consapevolezza del proprio ruolo.

Il parere del Consiglio Nazionale degli Architetti
Durante un’audizione in Commissione Giustizia, il presidente del CNAPPC, Massimo Crusi, ha espresso apprezzamento per l’iniziativa legislativa, definendola un passo avanti verso la qualificazione della figura del CTU. Crusi ha però evidenziato alcune criticità da affrontare.
Primo tra tutti, la necessità di una formazione tecnico-giuridica omogenea su tutto il territorio nazionale, per evitare disparità qualitative nelle consulenze. Ha poi proposto un maggior coinvolgimento degli ordini provinciali nella gestione dei corsi, sottolineando la loro vicinanza ai professionisti.
Infine, Crusi ha chiesto che venga affrontato il nodo dei compensi. Secondo il CNAPPC, è fondamentale garantire tariffe proporzionate all’impegno richiesto, superando le distorsioni introdotte nel 2015, come il collegamento dell’onorario all’esito delle vendite immobiliari. Inoltre, ha invocato tempi certi per la liquidazione dei compensi, oggi spesso oggetto di ritardi o mancati pagamenti.

Verso una giustizia più efficiente
L’introduzione del corso obbligatorio per i CTU rappresenta una svolta importante per il sistema giudiziario italiano. Formare consulenti tecnici più preparati significa garantire decisioni più accurate, ridurre il margine di errore nei processi e offrire maggiore tutela ai cittadini.

Resta ora da seguire l’evoluzione del disegno di legge in Parlamento, nella speranza che le proposte emerse in audizione possano essere recepite per rendere la riforma non solo efficace, ma anche equa e sostenibile per i professionisti coinvolti.

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