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Ferrara, l’Università firma il primo rilievo digitale integrato del Colosseo: un salto nel futuro della conservazione archeologica

Presentato al Ministero della Cultura il primo modello HBIM del celebre anfiteatro romano, frutto di due anni di lavoro dell’Ateneo ferrarese e partner istituzionali

Un traguardo storico per la digitalizzazione del patrimonio culturale: l’Università di Ferrara ha presentato ufficialmente l’8 maggio al Ministero della Cultura il primo rilievo digitale integrato del Colosseo, uno dei monumenti più iconici dell’antichità. Il progetto ha portato alla creazione del primo modello “Heritage Building Information Modelling” (HBIM) del monumento, una ricostruzione tridimensionale dettagliata che combina dati geometrici con lo stato di conservazione dei materiali.

Il risultato è un sistema di documentazione informativa unico, in grado di integrare dati esistenti e nuovi, modelli 2D e 3D, con l’obiettivo di gestire il ciclo di vita del bene archeologico. “Un approccio pioneristico – afferma Marcello Balzani, docente del Dipartimento di Architettura di Unife – che migliora la gestione, favorisce la conservazione preventiva e apre nuovi scenari per la ricerca e la fruizione culturale”.

Il progetto nasce dal know-how trentennale del Centro DIAPReM (Development of Integrated Automatic Procedures for Restoration of Monuments), supportato dal laboratorio TekneHub del Tecnopolo di Ferrara, in collaborazione con partner istituzionali come la Rete Alta Tecnologia dell’Emilia-Romagna, Clust-ER BUILD, Clust-ER Edilizia e Costruzioni e CFR – Consorzio Futuro in Ricerca.

A dare forza operativa all’iniziativa, anche lo staff del Parco Archeologico del Colosseo e una rete di imprese altamente specializzate: Geogrà stp (Sermide), ETS srl (Roma) e Janus srl, spin-off della Sapienza Università di Roma. La direttrice del Parco, Alfonsina Russo, ha sottolineato l’importanza di questa innovazione: “Avere un modello HBIM del Colosseo significa custodire e analizzare il passato con gli strumenti del futuro. Consentirà analisi strutturali, monitoraggio conservativo e pianificazione degli interventi in modo più efficiente e sostenibile”.

Il prossimo passo sarà la formazione specialistica e il consolidamento della collaborazione tra enti pubblici e privati, affinché questa svolta digitale diventi un valore concreto nella tutela della memoria collettiva.

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